lunedì 5 ottobre 2009

Nonostante te stesso...



Dopo la pausa caffè... ascoltando questa musica... caddero dalla mia penna queste frasi poetiche...

Due parole per salutarsi davvero, nonostante…
nonostante il ricordo avvinghi ancora,
e gli alberi siano tuttora verdi.
E poi vai a spiegare quali sono le cose che contano,
i segreti taciuti, nei pomeriggi in casa,
e il budino al gusto di malinconia,
che il supermercato smercia in offerta sensazionale.
Le ore odorano di caffeina, inchiostro,
mentre il telegramma è ancora là,
ermetico,
dice, non dice, sussurra, fa capire, ammicca...
Poi ti resta in mano poco:
due o tre mosche, proverbiali,
anche se piuttosto moribonde,
e ottobre bussa ai vetri, con artigli nuovi,
e lo sai, alla fine avrà ragione lui.
Le situazioni, i drammi, le parole altrui, i sudori freddi
sono senza significato: ti appaiono alla rovescia,
come quelle parole lette al contrario,
che non comunicano nulla, mai:
ti manca la chiave giusta,
porti con te sempre quella sbagliata, la cantina invece del garage.
Ti dici che vorresti la sfrontatezza, l’ignoranza,
l’insensibilità di chi vede e non capisce, e passa oltre.
Ma non ti crede nessuno.

Forse la “salvezza” è là, non distante;
la foschia galleggia in alto, un telefono squilla,
gli operai bestemmiano in dialetto,
qualcuno ti ricorda che ci sei, nonostante te stesso.

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