sabato 20 dicembre 2008

Il silenzio è d'oro: Eluana e il suo destino

Un padre chiede il silenzio sulla sorte tragica della propria figlia.
Anche io vorrei rispettare questo padre. Ma due parole vanno dette su una vicenda che sta mostrando l'arretratezza morale e culturale di questo paese.
Una persona, durante la propria vita, esprime, nel pieno possesso delle proprie facoltà, la volontà di non essere mantenuta in vita qualora un incidente la riducesse in uno stato vegetativo, anche se non esiste in Italia il testamento biologico (qui c'è l'appello).
Poi questa persona ha un incidente grave: ben presto entra in coma irreversibile e in stato vegetativo persistente. Non sente più nulla, non può più amare, odiare, né sorridere volontariamente.
Il padre, dopo un po' di tempo, decide che va rispettata la volontà della figlia che non avrebbe mai accettato di vivere in quella maniera. E comincia un complesso iter, anche di carattere giudiziario, perché la figlia non ha lasciato scritto di proprio pugno le proprie volontà.
Nel 2007 la Corte di Appello di Milano riconosce l'autenticità delle volontà espresse dalla ragazza: non solo i genitori, infatti, testimoniano di aver sentito queste volontà, ma lo fanno anche i suoi amici, le persone che le volevano bene. È ora possibile che la persona smetta di "vivere" in quel modo e possa "morire" in pace.
In un paese normale, serio, la vicenda finirebbe lì. In Italia no: il mondo cattolico insorge, dimostrando un attaccamento inaspettato al corpo, alle sue funzioni biologiche, fregandosene dell'anima e della spiritualità. Addirittura, cosa mai vista, il Parlamento (dove politici nani e privi di spessore intellettuale sono proni, per convenienza, al papa), interviene per bloccare l'iter!
Poi, la Corte di Cassazione conferma la necessità di agire in conformità della volontà della ragazza. Finalmente, sembra, calerà il silenzio sul dolore dei familiari, i quali potranno accompagnare la propria figlia nel suo abbandono del mondo. Ma le associazioni cattoliche se ne fregano della libertà personale, del dolore privato, della Costituzione: sbraitano contro la "pena di morte" decisa dalla Cassazione. In realtà, non stanno conducendo una battaglia etica, ma usano il corpo senza "pneuma" di questa ragazza e il dolore dei familiari come una clava per imporre la propria weltanschauung e per stabilire la propria egemonia culturale sul paese.
Non giungono inattese queste reazioni, ma si pensa che l'iter andrà avanti, perché si tratta di eseguire una sentenza. Naturalmente non succede: un ministro, Sacconi, dirama una circolare alle strutture sanitarie per metterle in guardia dal sospendere operazioni di nutrimenti e idratazione... Come se la Corte di Cassazione non contasse nulla, come se le leggi fossero carta straccia... Per fortuna la persona, sembra, potrà raggiungere in pace il proprio destino. Copriamo di silenzio la vergogna di questo paese.

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