venerdì 9 gennaio 2009

I bambini di Gaza e l'antisemitismo

Scrivere di quello che sta accadendo in questi giorni tra Israele e Palestina è difficile; perché è quasi impossibile separare i sentimenti, le emozioni, dalle valutazioni politiche oggettive... È altresì arduo riuscire ad affermare qualcosa di originale e di non scontato.
Il problema è che, soprattutto in Italia, è impossibile discutere della questione senza essere tacciati di essere estremisti e antisemiti. Questo è il ricatto morale inaccettabile che è profondamente antidemocratico, perché, al fondo, vuole impedire ogni discussione.
Se si critica Israele per la reazione sproporzionata che ha attuato contro i lanci di missili di Hamas, non lo si fa perché antisemiti, ma perché si hanno a cuore la pace e si piange per i bimbi di Gaza. Che muoiono senza colpa, in un massacro indegno, come sostiene un autorevole porporato.
Chi attacca Israele lo fa in virtù delle uccisioni e dell'invasione di Gaza, non in nome di un odio verso gli ebrei che non deve avere posto nella cultura di oggi...
È giusto invece criticare il "governo" di Israele, la condotta dell'esercito, e bisogna farlo senza paura di essere tacciati di antisemitismo. E queste critiche vanno condotte in nome della pace e della possibilità che nella regione ci sia una convivenza pacifica.
Speranza sempre più fioca e utopica, perché negli ultimi anni la politica di Bush, quella dei leader israeliani, ma anche la condotta di Hamas, sono stati elementi che hanno lavorato in direzione contraria alla pace... perché Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele e non lanciare più razzi, altrimenti non si va da nessuna parte. E però, va anche riconosciuto che Hamas in Palestina ha un grande seguito, come dimostrano i risultati elettorali. E non è possibile invocare elezioni libere in Palestina e poi lamentarsi se in queste libere elezioni ha vinto Hamas...
Questa offensiva israeliana, che mira a distruggere i territori palestinesi, non fa altro che alimentare la popolarità di Hamas, trasformando i suoi capi in martiri... Cioè ottenendo l'effetto contrario.
Insomma, alla fine ho parlato della questione. Ma soprattutto ci tenevo a dire che non è possibile tacciare di antisemitismo chi critica Israele (come non è anti-americano chi critica di Bush). Al contempo, un appoggio acritico a Israele o ai palestinesi mi pare altrettanto miope, perché non si sta svolgendo una partita di calcio.

2 commenti:

  1. Ti ringrazio e condivido quello che hai scritto. Sul mio blog io ho tentato a fatica di separare le mie emozioni dalla riflessione. Alcuni mi hanno creduta, altri mi hanno completamente fraintesa.
    ciao, marina

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  2. Purtroppo troppo spesso, credo, ci arroghiamo il diritto di giudicare e decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ed è facile farlo quanto più la questione non passi sulla nostra pelle.
    Sono sincera, e quando sento le opinioni di alcune persone che vivono nel mio contesto e si accalorano nel difendere/accusare Israeliani o Palestinesi, come se fosse una cosa che li tocca davvero....beh, mi viene da ridere. Perchè so, e tutti tacitamente sanno, che è solo l'ennesimo discutere (con tanto di dietrologie spicciole) per difendere o accusare ideologie di destra/sinistra che
    con il conflitto di Gaza ha ben poco a che fare.
    Ma è così, dal momento che in Italia si ha l'abitudine di assegnare una certa opinione a un determinato schieramento....
    Al di là delle ragioni politiche che possono essere o meno appoggiate, in quanto è giusto (anzi doveroso) che ciascuno abbia un'opinione in merito a qualunque cosa (può essere anche sbagliata, ma porta con sè lo sforzo del pensare che non è di tutti!), sono però dell'idea che, dinanzi a bambini e non solo bambini, essere umani di tutte le età, massacrati, non ci si possa schierare; ripeto, non politicamente, bensì ideologicamente! E credo che, fin quando noi stessi, che siamo materialmente seppur non spiritualmente al di fuori del conflitto continueremo a portare avanti idee contrastanti, a dare ragione all'una o l'altra parte, ad esser filoquesto o antiquello (sebbene abbia compreso appieno che il tuo non è un discorso antisemita; parlo in generale!), non possiamo aspettarci che coloro che ci stanno dentro giorno per giorno, cessino di combattere. Non è un discorso cinico nè improntato al pessimismo, ma solo una riflessione realista su quella che è la natura dell'uomo.
    Dovremmo piuttosto concentrarci sul tentativo di impedire inutili massacri,di lottare per la cessazione, di mediare affinchè si giunga a un accordo che si auspica pacifico(sic!) ma MAI schierandoci, in quanto non credo che uno scheramento da parte nostra, noi che siamo così lontani e sfiorati dal conflitto SOLO attraverso le notizie che ci giungono, possa condurre benefici.

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