È difficilissimo parlare di
Eugenio Montale. Cosa non è ancora stato scritto su di lui? E chi non lo
conosce, quantomeno a livello scolastico? Come tutti i grandi poeti, egli non
cessa mai di parlare a chi lo vuole leggere. E dunque, ecco alcuni suoi versi,
credo meno noti di quelli di Ossi di Seppia, Le Occasioni e Bufera,
ma secondo me significativi della sua capacità di sperimentare linguaggi
poetici differenti, spesso con un risultato felice.
Gli uomini che si voltano
Probabilmente
non sei più chi sei stata
ed è giusto che così sia.
Ha raschiato a dovere la carta a vetro
e su noi ogni linea si assottiglia.
Pure qualcosa fu scritto
sui fogli della nostra vita.
Metterli controluce è ingigantire quel segno,
formare un geroglifico più grande del diadema
che ti abbagliava.
Non apparirai più dal portello
dell'aliscafo o da fondali d'alghe,
sommozzatrice di fangose rapide
per dare un senso al nulla. Scenderai
sulle scale automatiche dei tempi di Mercurio
tra cadaveri in maschera,
tu la sola vivente,
e non ti chiederai
se fu inganno, fu scelta, fu comunicazione
e chi di noi fosse il centro
a cui si tira con l'arco dal baraccone.
Non me lo chiedo neanch'io. Sono colui
che ha veduto un istante e tanto basta
a chi cammina incolonnato come ora
avviene a noi se siamo ancora in vita
o era un inganno crederlo. Si slitta.
Autore molto, molto interessante soprattutto se "conosciuto" fuori dall'ambiente scolastico...oserei dire, come ogni Poeta...grazie per questa proposta!
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