Turbinio di esistenze che non si fermano quasi mai; se succedesse, sparirebbero, travolte dalle mille domande che non hanno il coraggio di porsi mai. Le risposte, d'altra parte, se mai giungessero, lascerebbro atterriti tutti. Forse. Dunque, si va avanti. E la scrittura è solo una pausa caffè presa di nascosto, con discreta vergogna, prima di riprendere vanamente a sgobbare. Davanti alle opere, ai giorni, alle case e alle chiese di un posto qualunque...
Le opere e i giorno le cose le case le chiese
un turbine giallastro di tetti autunnali e di alberi nudi
che esausti marciscono nel fumo mattutino
quando l’alba sbadiglia prima di andarsene.
Nettare, è nettare di esistenza nuova quell’entusiasmo
che riluce illusorio sui parabrezza grondanti rugiada e
malinconia
mentre nei bar agli angoli delle piazze nebbiose della
pianura
la grappa arricchisce i caffè dei nullafacenti che ruttano
in pubblico.
“Non avere paura mai è la debolezza più grande” dice il papà
sul limitare della porta dell’asilo del suo bimbo più piccolo
che attraversa l’atrio biascicando lacrimosi insulti imberbi
e chissà se mai imparerà che cosa significa Hic sunt leones
applicato all’infinito spazio ignoto dell’asilo
e in fondo perché mai dovrebbe imparare quella frase lì.
Sarà così per tutti come lo è stato per tutti la prima e
l’ultima volta,
assieme senza distinzione tra fine e inizio d’ogni cosa
tra bestemmie baci carezze alla mamma
a una delle mamme a cui ci si aggrappa nei momento solenni
per sentire qualcuno che allaccia la bavaglia al nostro
collo.
O sarà un cappio simbolico o un’ultima carezza che taglia la
faccia
oppure sarà solo un momento di impasse prima di tornare alle
vasche
sotto i portici domenicali rigurgitanti desideri
malamente monetizzati e in eterno senza godimento finale
prima dell’aperitivo serale al sapor di sabbia di limone.
Novembre 2012
bella, polposa, senza scampo, com'è la vita.
RispondiEliminaun saluto
A
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