venerdì 19 luglio 2013

UCCIDERLE NON È DIFFICILE E ALTRI VERSI




Ucciderle non è difficile: si aspetta l’attimo adatto
quando sdrucciolano sul bordo del lavabo
o scivolano sul tavolo imbandito di briciole
e si lascia andare un colpo secco di strofinaccio
intensamente feroce.
La mosca è allora stecchita.

Non si fece baciare. Era l’ideale moglie dimessa.
Fuori nevicava ma lei non si lavò subito i denti.
Non voleva più quel marito
anche se la camera aveva le pareti color pesca.
Come in un racconto di Joyce
gli disse che non amava lui
ma quell’altro morto giovane.
Poi si lavò i denti.

Seguire i passi di Leopardi
in una Recanati assassinata dal sole
bestemmiando contro l’estate duemilatre
e il mare Adriatico merdoso che poltriva laggiù.
Leopardi nella carne nel sudore nelle mani
che stringevano i Canti inseguendo un fantasma di poeta.
Diventare gobbi poeti noi figli di Monaldo
pessimisti cosmici e granita al caffè.

Mangiò tre pesciolini.
Avrebbe preferito una balena ma Moby Dick era in vacanza
il Pequod al museo della letteratura americana
e Achab vomitava vino nel mare.
Mangiò altri tre pesciolini
e Conrad cominciò a toccargli un braccio
invitandolo a navigare davvero
e a non giocare più con le barche nelle pozzanghere.
Ingurgitò gli ultimi tre pesciolini
ma aveva addosso un costume bianco
e Melville s’incazzò di brutto
perché lui la balena l’aveva vista per primo
ma era vecchio e non aveva più vent’anni.

©  Luglio 2013

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