sabato 25 aprile 2009

Un 25 aprile come si deve

Celebrare il 25 aprile è un modo per ricordare le radici della Repubblica Italiana, della Costituzione e per rendere omaggio a quanti combatterono contro il fascismo e il nazismo. Questo dovrebbe essere lo spirito del 25 aprile, niente di più e niente di meno. E non è poco. Assolutamente. Andrebbe bandita la retorica superflua, ma un po' è inevitabile.
Stupisce che, dopo 64 anni, ci siano ministri provenienti dal MSI che incorrano in gaffe da scolaretti, da studenti di liceo distratti e somari.
Per fortuna che il Presidente della Repubblica ha risposto a modo, com'è suo stile.
Sentire la solita tiritera sui morti che sono tutti uguali è stucchevole. Dimostra che la nostra classe dirigente è davvero sprovveduta. Non tanto perché è di destra, ma perché è culturalmente inadatta a guidare il paese. I morti meritano rispetto in generale, ma le persone hanno alle loro spalle una vita, durante la quale compiono delle scelte che inevitabilmente condizionano l'idea che ci si fa di loro. Insomma, chi combatté per la Repubblica di Salò stava dalla parte sbagliata, non ci sono storie. Questo va detto, pur ammettendo che alcuni di loro combattessero per Mussolini credendo davvero di fare il bene dell'Italia; e anche concedendo che pure tra i partigiani c'erano i violenti, i delinquenti e così via. Ma chi si batteva per la repubblica di Salò, di fatto, era dalla parte di uno stato fantoccio al servizio della Germania, che aveva invaso buona parte d'Italia e che, certamente, non aveva intenzione di lasciare l'Italia libera. Mentre, i partigiani, pur con tutti i loro errori, avevano in animo la libertà del paese.
Al di là del ruolo storico più o meno essenziale che ebbe la Resistenza (che fu un fenomeno umano e che andrebbe studiata senza retorica né meri intenti celebrativi), va ricordato che essa ebbe soprattutto la funzione di risvegliare la coscienza di molti giovani, che erano nati durante il fascismo e che non avevano esperienza diretta del senso delle idee di libertà, della democrazia, della fortuna di poter scegliere il proprio destino e di esprimere il proprio pensiero.
Oggi ci appare tutto scontato e non facciamo più caso a nulla. Ma la nostra democrazia ha "solo" 64 anni (anzi, la Costituzione ne ha 61), e prima cosa c'è stato? Sarebbe bene che il 25 aprile diventasse davvero una data fondante della Repubblica. Chissà, come il 14 luglio in Francia. Certo, ci vuole tempo. In Francia il 14 luglio 1789 divenne festa solo un centinaio di anni dopo e ancora molti francesi di allora si dividevano su quella data.
Mi pare che fu Vittorio Foa (1910-2008) a dire, a chi, da fascista, rivendicava con orgoglio di essere stato un combattente di Salò, questa frase: "La differenza tra me e te è che se avessi vinto tu, io ora non sarei qui; mentre, dato che abbiamo vinto noi, tu ora, puoi parlare male della repubblica, dei partigiani ed esaltare il fascismo".

1 commento:

  1. Hai ragione, fu Vittorio Foa a parlare così. Lo fece in un'intervista del 2004 su Repubblica, a proposito della cosiddetta riconciliazione: "«Io ti dirò che sono sempre rimasto un po´ dubbioso sulla tendenza affrettata a certe forme di riconciliazione. All´atto pratico eravamo molto diversi. Bisogna evitare che ci sia confusione. Una volta che sia chiaro che erano due mondi diversi, si può dire: "Va bene: anche voi di Salò avevate le vostre idee. Lo ammetto. Però erano idee diverse". Una volta Pisanò, durante un programma televisivo, disse: "Siamo tutti uguali, amavamo tutti il nostro paese, la Patria etc". E allora io gli dissi: "Sta attento! Perché tu dici abbiamo tutti gli ideali, siamo tutti per la Patria... però sta attento: se vincevate voi, io sarei ancora in prigione; poiché abbiamo vinto noi, tu sei Senatore della Repubblica. Questa è la differenza"».

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