Balleranno davanti a te, le parole,
non ti ecciteranno quasi più
e sarai svuotato di te, del mondo, dell’universo
e Mallarmé avrà forse avuto ragione
come Fellini, ma di meno, senza volerlo.
Le pagine rimarranno inesplorate
nelle librerie dove non ti faranno entrare
energumeni hitleriani travestiti da soldatesse
cosce lunghe e tacchi a manganello
nelle notti sognanti lungo il tuo
silenzio letterario, se mai verrà, forse.
Ad agosto mia mamma si metteva la sciarpa e i guanti
e per dispetto a mio papà diceva di voler sciare
sui ghiacciai più ghiacciati dal ghiaccio estivo
e mio padre fumava mille sigarette e sgasava con l’auto
per favorire il riscaldamento globale
e fregare mia madre che nemmeno in inverno avrebbe portato
sul ghiaccio (lui diceva: “la neve è merda bianca”)
che poi lei non sapeva sciare pensa tu.
Visitammo una casa in affitto.
“Per 600 al mese è tua” disse il proprietario
ma l’appartamento non era finito, né arredato.
Ci voleva affittare una casa:
ci raccontò la sua vita in dieci minuti.
La figlia piccola adorata e contesa
la moglie scappata con un altro uomo
la casa enorme e vuota.
In taverna alle pareti antichi attrezzi agricoli
e sul tavolo foto di donne nude.
Sì, 600 al mese erano troppi.
Dai diversi vicoli del centro topi
a ricercare croste perdute di formaggi
liquefatte al sole estivo morente settembrino
e perciò più cattivo perché ultimo.
In alto insetti in crisi di identità
intenti all’ultimo pasto prima della morte certa
affamati di sangue post-prandiale ricco di tutto
di uomini e donne in bermuda autunnali.
L’agonia della stagione è senza dignità
e la sera profumi di pioggia cadono sui campi di mais
innaffiati da contadini bestemmianti contro
il subtropicale anticiclone africano
che tornasse a casa sua clandestino nero
lasciasse in pace terre vergini lombarde e oneste.
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