Cito dall’edizione Rizzoli delle Operette morali, edita nel 1976 (ristampa del 1999), curata da S. Orlando. Il curatore premette questa nota al testo di Giacomo Leopardi (1798-1837):
Questo dialogo fu composto nel 1832 (probabilmente a
Firenze). Non è dubbio che il suo primo spunto consista nella nota dello Zibaldone data 1 luglio 1827: “Io ho dimandato a parecchi se sarebbero
stati contenti di tornare a rifare la vita passata, con patto di rifarla né più
né meno quale la prima volta. L’ho dimandato anco sovente a me stesso. Quanto al
tornare indietro a vivere, ed io e tutti gli altri sarebbero stati contentissimi;
ma con questo patto, nessuno; e piuttosto che accettarlo, tutti (e così io a me
stesso) mi hanno risposto che avrebbero rinunziato a quel ritorno alla prima
età, che per se medesimo sarebbe pur tanto gradito a tutti gli uomini. Per tornare
alla fanciullezza, avrebbero voluto rimettersi ciecamente alla fortuna circa la
lor vita da rifarsi, e ignorarne il modo, come s’ignora quel che della vita
resta da fare. Che vuol dir questo? Vuol dire che nella vita che abbiamo
sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiamo provato più male che
bene; e che se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò
non è per ignoranza del futuro, e per una illusione della speranza, senza la qual
illusione e ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere
nel modo che siamo vissuti” (Zib., I, 1118-119).
Venditore: Almanacchi,
almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere: Almanacchi
per l’anno nuovo?
Venditore: Sì signore.
Passeggere: Credete che
sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore: Oh
illustrissimo sì, certo.
Passeggere: Come
quest’anno passato?
Venditore: Più più
assai.
Passeggere: Come quello
di là?
Venditore: Più più,
illustrissimo.
Passeggere: Ma come qual
altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi
anni ultimi?
Venditore: Signor no,
non mi piacerebbe.
Passeggere: Quanti anni
nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore: Saranno
vent’anni, illustrissimo.
Passeggere: A quale di
cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore: Io? non
saprei.
Passeggere: Non vi
ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore: No in verità,
illustrissimo.
Passeggere: E pure la
vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore: Cotesto si
sa.
Passeggere: Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e
anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore: Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più
né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore: Cotesto non vorrei.
Passeggere: Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho
fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il
principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che
avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare
indietro?
Venditore: Lo credo cotesto.
Passeggere: Né anche voi tornereste indietro con questo patto,
non potendo in altro modo?
Venditore: Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere: Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse,
senz’altri patti.
Passeggere: Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come
non si sa dell’anno nuovo?
Venditore: Appunto.
Passeggere: Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così
tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato
tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di
più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita
di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere.
Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che
non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà
a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non
è vero?
Venditore: Speriamo.
Passeggere: Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore: Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere: Ecco trenta soldi.
Venditore: Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi,
almanacchi nuovi; lunari nuovi.
Nessun commento:
Posta un commento